Marco Boato - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||
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Trento, 25 ottobre 2017 Nel 2001 ha aperto la strada del regionalismo differenziato, lavorando con Gianclaudio Bressa alla riforma del Titolo V della Costituzione e introducendo il terzo comma dell’art. 116 di cui oggi tanto si parla. Per questo, i referendum pro autonomia di Lombardia e Veneto hanno un significato particolare per Marco Boato, che però avverte: «Attenzione alle richieste bomba». Il voto dei cittadini è stato chiaro: cresce la voglia di autonomia. Con quali conseguenze? «L’esito era prevedibile ed è un bene specie per il Trentino perché diminuirà la rivalità della Lombardia e del Veneto. Abbiamo tutto l’interesse a che maturi il regionalismo differenziato». Ma il modo scelto è stato corretto o si poteva procedere come l’Emilia Romagna? «L’art. 116 non prevede i referendum consultivi, ma neppure li esclude, e credo siano stati promossi per poter agire con più forza rispetto allo Stato, ottenendo un largo consenso popolare. A onor del vero, poi, l’iniziativa dell’Emilia-Romagna, governata dal Pd, è arrivata solo dopo quella delle regioni governate dalla Lega e il governo ha avuto tutto l’interesse nel valorizzarla». In realtà, dal 2001 anche altre regioni avrebbero potuto richiedere più competenze. «Sì, da 16 anni, ma nessuno lo ha fatto. Nel frattempo, si è però interposta la riforma costituzionale Renzi-Boschi che per fortuna, vista l’impostazione centralista, non è passata». Ora, il governo fino a che punto potrà spingersi nell’accogliere le richieste? «L’Emilia ha scelto una via meno complicata e più realistica, limitandosi a proporre solo alcune competenze. Per Veneto e Lombardia il confronto non sarà né facile né breve visto il numero delle competenze richieste e, soprattutto, viste alcune esternazioni “pirotecniche”». Zaia ha alzato la posta, ma ha qualche chance? «Dal Veneto arriva la richiesta-bomba del 90% delle entrate fiscali, che ormai non esiste più neanche per il Trentino-Alto Adige, dove, dopo gli accordi di Milano e Roma, si è ridotta a poco più del 70%. Inoltre, mi sembra che Zaia stia facendo confusione: se vuole il regionalismo differenziato deve interloquire con il governo, altrimenti deve rivolgersi al Parlamento che immagino non approverà». Insomma, ha alzato troppo il tiro? «Sì, separandosi anche dalla Lombardia di Maroni, che a quanto pare non ha gradito questa postuma “corsa allo scavalco”».
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MARCO BOATO |
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